Italy goes to Eurovision

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La notizia era inaspettata, ma senza dubbio piacevole. L´Italia, dopo tredici anni di “latitanza”, prenderà parte il prossimo mese di maggio all´Eurofestival, in programma a Düsseldorf.

La kermesse musicale, che ogni anno attrae l´attenzione di milioni di appassionati in tutta Europa – con picchi di vero e proprio fanatismo da stadio in Germania e nei Paesi balcanici e dell´ex blocco orientale – da tanti anni era snobbata dall´industria musical-televisiva italiana, rinchiusasi entro i confini nazionali di Sanremo e del fu Festivalbar.

Ora la piacevole svolta. Il prossimo anno Eurovision si terrà in terra tedesca, secondo la regola del “chi vince si porta a casa l´edizione successiva”: quest´anno, ad Oslo, fu infatti la giovanissima Lena a conquistare il primo posto, con il brano Satellite. Una vittoria che rese la Germania orgogliosa quasi quanto una vittoria dei mondiali di calcio.

L´Italia vinse due edizioni dell´Eurofestival: nel 1964 grazie a Gigliola Cinquetti, e nel 1990, con Toto Cutugno e la sua Insieme: 1992.

Quello che in Italia non si dice…

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Sul caso di Nicola Di Girolamo, della truffa elettorale che lo ha portato all´elezione al Senato, e del contorno di riciclaggio e corruzione, si è letto e ascoltato tanto.

Mi sembra invece che poco sia stato narrato sul suo trampolino di lancio organizzato proprio qui in Germania, tra Francoforte e Stoccarda. Qui un servizio del quotidiano tedesco die Tageszeitung (tranquilli, eccovi la sua traduzione in italiano).

Coop, Lidl e il Grande fratello

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In Italia rimbomba la notizia dell´azione di spionaggio effettuato da Coop nei confronti di dipendenti e dirigenti. In Germania un fattaccio simile era già avvenuto un paio d´anni fa, e in quel caso a farne le spese furono i dipendenti della catena leader dell´hard discount Lidl. Il responsabile tedesco dell´importante gruppo commerciale fu licenziato. Vediamo cosa accadrà invece in Italia ai protagonisti di questa triste vicenda.

No no no

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Qui non si sciopera, perché non è grazie a questo spazio che ci si guadagna la pagnotta. Non si sta neppure zitti, perché “chi tace acconsente”, e se qualcuno ha dei buoni motivi per protestare contro qualcosa o qualcuno deve alzare la voce ancor di piú. Altro che silenzio.

We don´t forget

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tienanmenIn memory.

Certezza della pena: ed è di nuovo Carosello

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Le aziende e i professionisti della comunicazione vivono di spot e slogan. Lo fanno perché questo è il loro mestiere, e i rispettivi guadagni derivano da pubblicitá, marketing e pubbliche relazioni.

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Gli italiani al tempo stesso vivono di frasi ad effetto, slogan buoni a stimolare aspettative sociali e politiche; con titoli spesso fanfaroni, ma in grado di solleticare il proprio modo di pensare, o il modo di vedere le cose come girare per il mondo.

ricchi_piangano

Non è soltanto una questione di propaganda elettorale o comunicazione politica, entrambi rientranti nel normale gioco dialettico e della sfida tra partiti e schieramenti (piccola divagazione, opto per per figa per tutti piuttosto per anche i ricchi piangano, questo è poco ma sicuro). Qui l´argomento è piú sottile, si mescola tra realtá e fanatismo, tra effettiva aspettativa della popolazione e spettacolarizzazione dell´evento, tra informazione e agit-prop.

Ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le stagioni. Le piú dirompenti sono rappresentate dalle cosiddette “emergenze”: emergenza rifiuti, emergenza criminalitá, emergenza abitativa. Non c´è unitá di crisi, ministero o protezione civile in grado di spegnere quelle che nascono come veri e propri focolai, molte volte in grado di intrecciarsi tra loro. L´emergenza dei rifiuti spesso puó alimentare la criminalitá organizzata, che a sua volta viene sbandierata ai quattro venti come “un´emergenza” (per essere considerata tale un´emergenza dovrebbe essere limitata nel tempo, ma da quanti anni sentiamo parlare di criminalitá? Vabbé… ). A sua volta l´emergenza criminalitá puó andare a braccetto con quella dell´immigrazione e, perché no, quest´ultima puó a sua volta alimentare un´emergenza abitativa, e via discorrendo.

I piú avveduti offrono in pasto agli italiani le cosiddette “questioni”. Due su tutte: quella meridionale e quella settentrionale. La prima buona per gli autonomisti di Lombardo e per i nostalgici dei Borboni; la seconda tanto cara a leghisti, autonomisti e nordisti di caria natura e levatura. Da Bolzano a Lampedusa imperversa invece la “questione morale”, sulla quale ormai gli aficionados sono di varia estrazione politica. L´unico distinguo è tra chi è al governo e chi (aspetta il suo turno) all´opposizione. Spesso purtroppo chi siede al posto di comando è tentato e portato alla corruzione. A cose fatte chi se ne sta all´opposizione ovviamente invocherá la “questione morale”, salvo poi dimenticando tutto quando, al successivo turno elettorale, le parti tra maggioranza e minoranza si saranno invertite.

Ora è invece il turno della “certezza della pena”. Tutti la rivendicano, tutti la attendono come il miracolo di San Gennaro, tutti la sputano fuori dalla bocca ad ogni buona occasione: guardando il telegiornale, dal barbiere, al bar con gli amici. Nonostante condoni, leggi ad hoc, ad personam, ad majora, gli italiani oggi invocano esclusivamente queste tre parole: certezza-della-pena. Per caritá, non fraintendetemi ora. Tutto bello, tutto giusto e doveroso, tutto sacrosanto, ma attenzione a non continuare ad abusare di questi termini senza passare al loro effettivo lato pratico, altrimenti l´italiano-medio-consumatore-elettore presto si stuferá anche di questo ennesimo slogan, in attesa di un nuovo intermezzo pubblicitario. Evviva Carosello!

Benvenuti al Park Europa di Strasburgo

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Ai tempi della cosiddetta prima Repubblica le segreterie dei partiti, quale buonauscita o facile via di fuga, offrivano ad amministratori e politici in scadenza di mandato seggiole e cariche presso aziende municipalizzate, consorzi, enti pubblici e carrozzoni parastatali.

Ora, se il personaggio da ricompensare ha onorato al meglio il proprio incarico, ma al contempo è divenuto scomodo o “pesante”, non c´è di meglio che metterlo in lista alle Europee, e spedirlo a Strasburgo.

E questo è quello che sta accadendo a Treviso, dove la Lega Nord ha avanzato la proposta – attraverso il senatore Piergiorgio Stiffoni – di offrire un posto al parlamento europeo a Giancarlo Gentilini, le cui note uscite su zingari ed extracomunitari – ma anche su alcuni provvedimenti del governo in materia di fisco e sicurezza – rimbombano troppo al di fuori dei confini locali, mettendo in difficoltá la Lega nell´aggiustarsi il nuovo doppio petto agli occhi degli italiani.

parlamento-europeo

Ora, non entro nel merito del dibattito politico trevigiano: soprattutto non voglio difendere o accusare Gentilini, basta avere una sufficiente cognizione della lingua italiana per giudicare il suo pensiero. Il problema è capire quale alta e nobile considerazione hanno i politici italiani del ruolo del parlamento europeo. Il tutto sembra ricondurre Strasburgo ad un parcheggio, dove far accomodare personaggi non piú in grado di soddisfare i desideri dei partiti. Lasciarli lí, tanto son ben pagati, e di loro la stampa non se ne occupa con assiduitá. La Lega Nord non sembra essere nuova a questa logica, basti pensare che Mario Borghezio e Francesco Speroni son da tempo lí “parcheggiati”, ma pure altri partiti non sembrano essere di meno.

Da qui alla prossima scadenza elettorale ne leggeremo e sentiremo delle belle: il ruolo e l´importanza dell´Unione Europea, i vantaggi per i cittadini, e via discorrendo. Tanti, troppi, ci prenderanno in giro come al solito. Cerchiamo di capire tutti quali sono quelli che andranno in Europa per lavorare, e non per essere parcheggiati in box di lusso.

Lattina: dopo il prosecco arriva anche il lambrusco

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Lattine di Lambrusco Red (foto Big Blog)

Lattine di Lambrusco Red (foto Big Blog)

La lattina è di alluminio, sinuosa nella forma (20 cl il suo contenuto) e accattivante nel suo colore rosso fuoco.

Da qualche tempo si trova negli scaffali della grande distribuzione tedesca, ma non è affiancata alle bibite gasate o ai succhi di frutta. Nossignori, la nostra nuova protagonista è accompagnata da bottiglie di amarone, chianti e sangiovese. Perché il suo contenuto è alcolico (8,5 %) e porta il nome di lambrusco.

E cosí, dopo il perlage del prosecco, i contenitori in alluminio sono arrivati a contenere pure il lambrusco, rinomato rosso emiliano, spesso ritenuto di serie B rispetto ad altre etichette, ma che all´estero continua a fare la fortuna della nostra tradizione enogastronomica, con tutti gli annessi e connessi. Perché, oltre a nomi prestigiosi del lambrusco, negli scaffali dei supermercati e in molti ristoranti d´oltralpe, purtroppo si puó trovare vino dalla qualitá e origine di dubbia provenienza, con fiaschi da un litro e mezzo in vendita al pubblico a poco piú di due euro.

Il lambusco in lattina non è una novitá, rispetto anche al tanto discusso prosecco in lattina. Walter Sacchetti, presidente delle Cantine riunite di Reggio Emilia ed ex senatore Pci, commercializzó con successo il lambrusco in lattina negli Stati Uniti: erano i lontani anni Ottanta. Poi ci pensó pure la Giacobazzi Grandi Vini di Modena.

Ora è il turno dei tedeschi, sempre pronti a “modellare” a proprio piacimento palato e marketing. Lambrusco Red, questo il nome della lattina, si trova in vendita al pubblico a circa 55 centesimi di euro per un quantitativo di 20 cl di vino. Non vi è fatto alcun riferimento a Doc o Docg, preparazione e distribuzione effettuata tutta in Germania da una ditta locale. Tutto ció non vi fa “puzzare l´alito”?

10 febbraio

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ricordo

ESODO
… e dopo semo andadi via.
Foje
in un réfolo
de bora.
In valisa quatro straze
e, dentro de noi
quel gran mal star
che ne gà tegnudo
sempre
compagnia.
(dal libro Refoli de bora di Grazia Maria Giassi, esule istriana)

Stato terminale

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Crossposting da Block Notes

Che Paese è quello dove i principali telegiornali aprono le proprie edizioni con notizie riguardanti stupri, oppure orribili fatti di cronaca nera? Che Paese è quello dove politici di ogni appartenenza rincorrono disgrazie personali, oppure diffusi disagi sociali, per alimentare dibattiti, liti, dichiarazioni, promesse, illazioni, insulti – insomma – il proprio tornaconto elettorale?

È senza dubbio un Paese dal fiato corto, affetto da asma bronchiale cronica. Un Paese dove tutti, politici, imprenditori, forze sociali, non riescono a sviluppare azioni e politiche in grado di essere autonome e indipendenti dalla stretta attualitá, dall´incombenza di emergenze e stati di allarme. Un Paese dove Parlamento e Governo non riescono mai a prevenire, né tantomeno a curare i mali che viviamo quotidianamente. Solo pezze, trucchi, artefizi, ghirigori. All´asma bronchiale aggiungiamo quindi miopia.

Ma questo rimane pure il Paese dove si stimolano sempre piú i pruriti delle pance piú sviluppate, e dove rimangono inascoltati i bisogni di chi non ha piú neppure una cinghia da stringere. Quindi disturbi alimentari quali obesitá e inedia, con l´aggiunta di una conclamata sorditá.

È uno Stato terminale, il nostro.

Fermi agli anni di piombo? Magari: siamo ancora fermi alla Resistenza

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italiaIn fondo in fondo la sua ragione Tarso Genro, ministro della Giustizia brasiliano, ce l´ha. Parlando del caso Cesare Battisti, l´autorevole esponente del governo sudamericano afferma che noi italiani siamo fermi a trent’ anni fa, «bloccati negli anni di piombo, con una ferita non ancora cicatrizzata». Una dichiarazione espressa nel tentativo di avvalorare la decisione dell´esecutivo brasiliano di negare l´estradizione dell´esponente dei Proletari Armati per il Comunismo, condannato con sentenza definitiva all´ergastolo per quattro omicidi commessi tra il 1977 e il 1979.

annidipiomboParole che possono sembrare quasi banali per quanti ancora aspettano la veritá sui piú diversi casi oscuri della nostra Repubblica. Parole offensive per i congiunti, i familiari, i conoscenti delle persone morte a causa dell´odio, della cecitá ideologica, del terrorismo di ogni colore, ordine e grado. È vero, una “ferita non ancora cicatrizzata” per tutti noi, comuni, onesti ed orgogliosi cittadini italiani che ancora oggi aspettiamo una risposta su piazza Fontana, sulla stazione di Bologna, su Ustica, su Argo 16 e sui tantissimi casi di cronaca che hanno scandito la nostra vita dalla fine degli anni Sessanta ai primi anni Ottanta.

E risulta difficile raccontare la veritá di questi avvenimenti, se ancora non riusciamo ad analizzare con la dovuta luciditá gli eventi della Resistenza. Se i geni che hanno portato alla nascita delle nostre attuali istituzioni non saranno del tutto esplicati e chiariti, ritengo arduo portare a compimento quell´azione di “cicatrizzazione” degli anni del terrorismo.

Non c´è bisogno di invocare revisionismi: fare giustizia – dal piú piccolo caso di cronaca nera al piú importante affaire di Stato – rientra nelle basilari regole di qualsiasi democrazia, e nulla ha a che spartire con una presunta “vendetta”.

Per questo Cesare Battisti farebbe bene a rientrare in Italia, dove – se

Cesare Battisti

Cesare Battisti

effettivamente ritiene di essere innocente per i fatti a lui addebitati – avrá tutto il modo di far valere le sue ragioni. Chi fugge dalle proprie responsabilitá, chi scappa, chi non risponde delle azioni o dei pensieri espressi, passa automaticamente dalla parte del torto.

Ma Tradizione non fa (sempre) rima con Negazione

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tradizione1

Crossposting tratto da Block Notes

Il negazionismo del genocidio degli ebrei non puó essere direttamente collegato ai controriformisti o ai seguaci di Monsignor Lefebvre. Il semplice fatto che uno sciagurato vescovo neghi l´esistenza delle camere a gas utilizzate dai nazisti contro gli ebrei, o che le stesse – stando al responsabile per il Nordest della confraternita di San Pio X – siano state utilizzate “per disinfettare”, non possono accomunare gli scismatici dal Concilio Vaticano II con disgustose teorie naziste o antisemite.

Tanto piú che sarebbero addirittura dodici italiani su cento ad avere sentimenti antisemiti, e non credo questi siano tutti seguaci della Messa Tridentina.

Certo è che, nel momento in cui Papa Benedetto XVI ha tolto la scomunica ai quattro vescovi seguaci di Lefebvre, certi rappresentanti ecclesiastici farebbero bene a tacere su simili argomenti. E non solo in questo momento, e non soltanto questi personaggi.

Diritti umani: 60 anni e molta strada ancora da percorrere

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Sessant´anni sono trascorsi dalla dichiarazione universale dei diritti umani. E di strada da percorrere, per la sua completa attuazione, ce n´è ancora molta.

C´era una volta Jesolo (o Gesolo)

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Per i tedeschi un tempo le vacanze estive, a cominciare da quelle della Pentecoste, avevano due destinazioni: Rimini e Jesolo.

Ma si parla di ormai diversi anni fa: ormai nell´immaginario collettivo della Germania – e soprattutto nel tam tam mediatico di televisioni e giornali – le destinazioni turistiche portano il nome di Maiorca (vera e propria colonia tedesca), Turchia, Croazia, Grecia. L´Italia, triste ma reale constatazione, non se la fila piú nessuno da queste parti. E credo che nessuna campagna promozionale potrebbe aiutare il Belpaese a risalire la china di questa classifica. Italia troppo cara, troppo allineata ai prezzi tedeschi grazie all´euro, forse anche troppo scontata come proposta di vacanza visto che gli operatori turistici tricolori spesso hanno dormito sugli allori e ora piangono come coccodrilli.

Suscita dunque simpatia questo video (peraltro ben fatto) postato su Youtube da questi due villeggianti jesolani di lingua tedesca (penso siano austriaci, almeno stando all´accento), dedicato a Jesolo, o a Gesolo, per dirla alla loro maniera. (Video trovato grazie a Jesolo Forum).

Omaggio a un uomo libero

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Aleksandr Solzhenitsyn

Aleksandr Solzhenitsyn

Se ne é andato un uomo libero, rappresentante di una categoria in via di estinzione. Nessuna analisi politica, nessuna valutazione sociologica. Soltanto un inchino e il silenzio che si riservano esclusivamente a personaggi del valore di Aleksandr Solzhenitsyn.

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